mercoledì 28 agosto 2013

Un Forte impatto



Stazione Forte dei Marmi-Seravezza-Querceta

Arrivata a Forte dei Marmi mi basta un secondo per guardare chi scende con me sulla banchina e rendermi conto che i miei pregiudizi su questo posto non sono riuscita a lasciarli sul treno. Il viaggio in decappottabile fino all'albergo non aiuta a farmi sentire a mio agio, ma recuperata una bicicletta comincio a nutrire il sospetto che la mecca della mondanità estiva milanese possa piacermi più di quello che mi aspettavo. È tutto vicino, tutto comodo e in pochi minuti raggiungo"i bagni". Apprezzo subito la comodità del lettino sul quale riuscirò finalmente a stare distesa a pancia in giù il tempo necessario a far diventare le mie chiappe dello stesso colore della pancia. Ahimè è però immediato il confronto tra il mare versiliese e quello sardo, dal quale provengo direttamente (da Facebook le mie vacanze paiono quelle di una ricca veramente) e, alla vista dei prezzi di ombrellone e cibo, si attesta nei gestori delle spiagge una certa dose di immoralità, almeno per quanto percepito dalla sottoscritta.
Dopo una rituale passeggiatona sul bagnasciuga e un tour in bici tra ville e parco e ville nel parco, il tutto ad antenne ben spiegate, mi rendo conto che qui pare che le dodicenni abbiano trent'anni, che le over quaranta ne abbiano venticinque e che gli uomini, russi esclusi, Sapore di sale lo abbiano visto tutti più di una volta.
In occasione dell'aperitivo vengo indirizzata all'Alma Rosa, dove sono, con mio grande rammarico, costretta ad ammettere anche davanti a me stessa che la componente tamarra riscontrata tra i villeggianti è decisamente al di sotto delle mie aspettative. E che molti dei ragazzi con i quali condivido la divisa camicia-bermuda-mocassino non sono niente male. Peccato solo che siano "più interessati alle ragazze vestite da femmina", come mi viene ricordato dalla nonna dall'infausto giorno in cui rifiutai i colletti tondi e i pantaloni Chipie pastello della Pupi Solari. Maledetta me, ora ucciderei per un cardigan di quella vetrina.
La mia serata prevede un paio di pantaloni bianchi, schiena lasciata nuda e una fiorentina in un ristorante fuori Forte fintamente rustico che mi delude un po'. Non mi deludono per niente le nuove conoscenze: rido tanto e mi ricordo un po' "fabiovolescamente" che quella che conta è la compagnia. Non ho neanche il tempo di diventare troppo ripugnantemente filosofica che vengo catapultata in Capannina con tanto di Smaila, figlio di Smaila e piano bar di tonicità notevole. Un battesimo che poteva rivelarsi traumatico, forse persino controproducente ma che mi convince definitivamente ad ammettere che questo posto mi piace e che qui mi sto divertendo, veramente. E, soprattutto, che gli snob non sono quelli che vanno in vacanza "al Forte", bensì quelli che Forte dei Marmi la schifano senza esserci mai stati, come me.

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