giovedì 13 dicembre 2012
charlie bradshaw
Chi dichiara di odiare l'atmosfera natalizia cercando di convincermi di quanto sia superiore ai comuni mortali come me che sognano lucine, caminetti e di addobbare l'albero con qualcuno di speciale, magari non la mamma, non riesce comunque a turbarmi quanto le migliaia di coppiette che si riversano sulle strade in cerca di regali e che a quanto pare appena si prendono per mano perdono instantaneamente la facoltà di deambulare in modo intelligente.
E' tra di loro che cammino, o meglio, corricchio nei miei stivali di Miu Miu, recuperati su una bancarella di via Fauchè, alle 18 di mercoledì 12 dicembre. La mia amica troppo fiduciosa nelle mie doti di socialite mi ha invitata a recarmi in Corso Como 10 per un cocktail di inaugurazione di una mostra di scarpe di Sergio Rossi ispirata al movimento artistico Memphis Milano. Inutile dire che ho dovuto googlare Memphis.
Visto che non sono figa per davvero, nonostante per l'occasione abbia scomodato Romeo Gigli, Gucci e un gilet di volpe argentata, prima di passare a prendere in ufficio colei che mi sta iniziando agli eventi mondani, mi tocca passare dal dentista a ritirare il mio, si spera, ultimo apparecchio per i denti. L'assistente di poltrona, che mi conosce da quando avevo 8 anni, rimane sconvolta nel vedermi pettinata e truccata.
Con uno stupendo scatolino di plastica giallo fosforescente in borsa e negli auricolari "città vuota" di Mina per far finta di essere Laetitia Casta dolceegabbanizzata, riprendo la mia corsa verso Corso Venezia 30 dove recupero una fanciulla sommersa di lavoro con la quale prendo un taxi verso la nostra destinazione finale.
Emozione: all'entrata scopro che non sono un "più uno" ma un nominativo, che, guarda un po' finisce in "gni" come Ferragni. La padrona di casa, Carla Sozzani mi arriva poco oltre il gomito, misurazione resa facilmente possibile dalla mancanza di tacchi in entrambe. Quando mi distraggo dalla contemplazione delle quattro paia di scarpe e dei due vasi per i quali è stata montata tutta la serata noto però che la sorella della nostra Anne Wintour indossa nientemeno che delle calze color carne. Non credevo fosse possibile. Insieme agli alchechengi e all'abitudine di non dire grazie, le calze color carne sono una delle poche cose del mondo che proprio non mi piacciono. E non dovrebbero piacere neanche alla Carla. Piuttosto i geloni nelle Laboutin.
Mentre sono intenta a sorseggiare un kir in un bicchiere a fantasia calcarea mi guardo intorno: sedicenti fashion bloggers vestite al buio: presenti. Uomini dai ciuffi chilometrici: presenti. Donne nel cui volto è impossibile scorgere un'età? Presentissime.
Voi vi siete mai accorti del fatto che agli uomini del mondo della moda sia permesso di essere in sovrappeso? Io ci ho pensato ieri sera, sarà stato merito del kir, o del calcare e non ho potuto fare a meno di constatare l'ingiustizia della cosa.
Il clima non è frizzantissimo e dopo un po' di chiacchiere, il mio incontro dei sogni, con Ildo Damiano, e la constatazione del fatto che da vicino tutti sembrano decisamente più umani, e più rifatti, io e la mia guida mondana decidiamo di darcela a gambe verso una cena, non proprio adatta a delle donne di moda, a base di hamburger e patatine. Ma prima sogniamo un po' tra i cartellini a tre zeri dello store di Corso Como 10, e confrontiamo la mia Balenciaga finta con quelle vere, senza in realtà constatare troppe differenze.
Appena prima di uscire incrocio un amico che si lascia scappare un "Mmmh, figa!" che dà un senso ai miei sforzi per avvicinarmi allo stile Sex & the City: l'autostima ringrazia, da mo-ri-re.
Giochiamo a rimbalzare i venditori di rose e gli amanti delle pick-up lines patetiche e dopo un Negroni dopo-cena siamo pronte a sfrecciare a casa per la mezzanotte come delle Cenerentole, solo che noi non siamo proprio capaci di perdere le scarpe, come d'altronde tutte le donne vere.
giovedì 22 novembre 2012
ma dove vai bellezza in bicicletta
Le amiche efficienti ti mettono ansia presentandoti le loro splendide decorazioni per la casa mentre ti chiedono quali saranno i tuoi programmi per le feste. Non hai il coraggio di confessare che casa tua non ha ancora del tutto metabolizzato le caramelle e le zucche di Halloween e che tu, alle vacanze invernali, non ci avevi proprio pensato. Fingi disinvoltura glissando l'argomento alberi e pungitopo e dando la colpa della tua negligenza in fatto di Christmas holidays all'indecisione di qualcun altro che proprio non sa decidere se sciare o no.
Le temperature scendono, qualcuno è già intento a montare addobbi e noi ciclisti milanesi aggiungiamo un paio di guanti caldi alla nostra attrezzatura. I miei sono arrivati oggi, Sermoneta blu elettrico, grazie nonna.
Più ci si avvicina a dicembre sempre più persone in psicosi da freddo decidono di prendere l'automobile per spostarsi, mica che uno spiffero li raggiunga. Questo comporta il fatto che noi pedalanti abbiamo più persone da superare col sorriso mentre sono in coda a lamentarsi del traffico, quando il traffico sono proprio loro. Noi, oltre a non avere bisogno di benzina e a non avere problemi di parcheggio, ci scaldiamo da soli, muovendoci e magari bruciando anche un paio di calorie, nessun posto è "troppo lontano".
L'azione del pedalare dev'essere in qualche modo collegata ai muscoli del viso che contribuiscono all'esternazione della beatitudine e, a parte quando si è in un ritardo disperato, i ciclisti hanno stampata in faccia l'espressione opposta a quella degli automobilisti, guardatevi nello specchietto.
Guardate i ciclisti, contate quanti di loro sono fighi, fate una media: non vorreste essere uno di loro? Automobilisti maschi guardate quella ciclista, ops vi è appena sfrecciata accanto e ora sta superando tutta la coda davanti a voi, non vorreste inseguirla e poter attaccare bottone con la stupida scusa di un complimento a proposito dei fiori che ha sul cestino?
Automobiliste donne lo so al semaforo siete rimaste ipnotizzate dalle gambe tornite che si intravedono sotto l'abito di sartoria di quel fanciullo che su una vecchia Bianchi sta andando a lavorare, beh affari vostri il vostro Tuareg non riuscirà ad affiancarlo degnamente al prossimo stop.
Io non ero un tipo da bici, mai stata. Ho cominciato a pedalare perché secondo mio padre avrei preso le misure per poi muovermi col motorino. Risultato: dopo qualche mese di motorino, come regalo di compleanno ho chiesto una bicicletta nuova per andare in università, e il mezzo motorizzato è nel box per le emergenze (e per mia mamma che ogni tanto zitta zitta lo frega).
Le prime volte che ti trovi a pedalare per una distanza considerevole fai una fatica porca, maledici la tua idea senza senso di fare la radical-chic e la sera hai male a ogni muscolo, non solo delle gambe. Ma, chissà perché, sulla bici ci risali e ci risali e ci risali finché non fai più fatica, non sudi, riesci a inseguire chiunque.
E la tua idea di pedalare farà venire voglia di essere benzina-indipendente anche a qualcun altro, che a sua volta verrà visto da un altro e... Vi ho dato un'idea per un regalo di Natale?
domenica 18 novembre 2012
accidenti
lunedì 29 ottobre 2012
brutti e pupe
Ogni mattina per quanto io mi senta carina mentre pedalo nel tragitto da casa all'università, appena giunta in Sant'Agnese tutte le mie convinzioni su quanto sono dimagrita, su quanto mi stia bene la frangia, su quanto efficientemente questo nuovo vestito mi nasconda i fianchi, crollano inesorabilmente davanti a una folla di per lo più bionde fanciulle dai lineamenti fini dotate di borse griffate coordinate alle scarpe. Sembrano aspettarmi, ogni giorno, schierate sempre nella medesima formazione per ricordarmi i canoni di bellezza ricercati da ogni ventenne di questo mondo, grazie care, gentilissime.
Una frangia spettinata e un nasone fanno innamorare solo nei film francesi indipendenti e Louis Garrel non bazzica propriamente in corso Magenta, accidenti.
Provo a decidere la sera prima che vestiti da indossare, stile elementari, nessun miglioramento ma almeno preparo anche la borsa e comincio a ricordarmi di prendere una bottiglietta d'acqua. Mi lancio nell'analisi di video tutorial su youtube per il make-up ma non oso mettere nulla in pratica consapevole di non avere particolare confidenza con l'oggetto trucco. L'idea di emulare chi coraggiosamente si reca a lezione con i tacchi non so perché ma non mi sfiora nemmeno. Nonostante i tentativi conditi di buona volontà non riesco ad ottenere risultati soddisfacenti e decido di confidare nel tempo, sperando di svegliarmi una mattina con il senso estetico di Rachel Zoe e l'abilità manuale di Clio. Nel frattempo rimango spettinata, un po' sgraziata ma il più possibile sorridente, in fondo se sei bella dentro si vede dai denti (sorridi). E a pensarci bene la bellezza interiore anche è l'unica universalmente riconosciuta, meglio lavorarci su.
domenica 28 ottobre 2012
senilità
Diventiamo grandi quando dobbiamo gestire personalmente il cambio di stagione dell'armadio, quando parliamo di cosa vorremmo fare in un futuro che abbiamo capito appartenere solo a noi, quando ci accorgiamo che una mamma può non avere ragione e riusciamo a non farglielo notare.
Siamo un po' più cresciuti dopo aver tenuto in braccio un neonato, anche se quasi sconosciuto, così come quando fingiamo che non ne vorremo mai uno nostro.
Si diventa improvvisamente grandi nella constatazione della mortalità umana, si cresce nel capire che i propri genitori non sono dei supereroi. Si cresce quando si provano i tacchi della mamma di nascosto, quando si rompe qualcosa preso in prestito, quando si piange davanti ad un bambino.
Ci si accorge di essere un po' invecchiati quando si giura a se stessi di non credere nell'amore, ma ancora di più quando si impara ad apprezzare quel sano sfarfallio caratteristico di ogni apparato digerente.
Diventiamo grandi quando compriamo qualcosa con i soldi che ci siamo guadagnati, quando viaggiamo da soli, quando smettiamo di accontentarci. Quando riusciamo a comprendere un rifiuto e ogni volta che consigliamo a qualcuno di dire la verità. Quando scopriamo un tradimento, quando diciamo a qualcuno che andrà tutto bene senza ben capire se lo crediamo davvero.
Siamo grandi quando scegliamo di fare più fatica.
Ci sentiamo grandi ma non adulti, quel tipo di crescita non lo percepiremo mai.
mercoledì 17 ottobre 2012
I'm a not-so-fashion blogger
mercoledì 26 settembre 2012
100% matricola
Quello dell'università è il periodo più bello della vita di un individuo, non fanno che ripeterlo tutti, dagli amici di mammina al preside di facoltà, e un po' ci credo o ci voglio credere anch'io.
Niente più compiti e interrogazioni ma "esami", parola che ti fa sentire grande, figo, indipendente e un pizzico più vicino a quelli che tentano di abbordarti agli aperitivi pettinati infrasettimana chiedendoti "che lavoro fai?" solo per dirti che lavoro fanno loro (reggere le sorti dell'universo, ovviamente).
Esami che, a settembre, non spaventano ancora più di tanto.
Scuola nuova, Università Cattolica, cognome che comincia con una lettera che non è la stessa delle due persone frequentanti il mio stesso corso, economia e gestione, che conosco già. Panico iniziale.
Durante le pause, che paiono incontri di speed-dating, dalla mia solitaria postazione, appollaiata su una panchina a smanettare con whatsup, osservo incuriosita improbabili accoppiate uomo-donna, formatesi in seguito ad una maldestra gomitata di lei a lui tra gli strettissimi banchi di Sant'Agnese, intraprendere un percorso di conoscenza più approfondita.
Lui finge maturità e amore per la letteratura russa del diciannovesimo secolo, lei annuisce a bocca aperta mentre pensa a quanto ha assolutamente bisogno di una Louis Vuitton più grande.
Le ragazze sono poche ma la concentrazione di quelle carine è di certo superiore a quella dei ragazzi guardabili...O forse il nostro genere è semplicemente benedetto dalla possibilità di un sapiente uso del make-up? In tal caso Clio santa subito.
La maggior parte dei maschietti ha un taglio di capelli più studiato (e costoso) del mio, indossa magliette con scollo a V e scarpe griffate (no, non Nike), alcuni hanno anche più tette di me. Quasi dimenticavo i loro amati jeans nemici della circolazione, notevoli, devo dire, su chi è tanto largo quanto alto.
Per quanto riguarda le donne, qua se non hai le Hogan con i glitter non sei nessuno e la tua cartella deve essere logata minimo 15cmx15, un acquisto no logo non avrebbe avuto senso ma spiegarvi perché mi farebbe risultare davvero troppo acida (Jil Sander chi?) .
Ben presto noto che la mia penna a sfera e il mio quadernino risultano decisamente out: tutti si destreggiano con iPad e portatili di ultima generazione. A meno che Siri non possa anche scrivere e fare schemini come piace a me leggendomi nel pensiero, sono sicura bestemmierei alla terza freccetta che si autocancella col doppio click. E dopo due minuti comincerei a scrivere una pagina del mio diario segreto servendone su un piatto d'argento l'opportunità di lettura in diretta a quello in banco dietro di me.
Tutti hanno una missione: essere, o almeno apparire, strafighi, al massimo, perfetti, sicuri di sé. Ma a 19 anni si è ancora impacciati, goffi, sfigati e un po' bambini. Si è matricole, è la natura. E più si cerca di sembrare adulti e disinvolti, più si ottiene l'effetto contrario, non si va contro alla natura.
mercoledì 29 agosto 2012
Niente di nuovo sul fronte sentimentale
Nonostante fino a poco tempo fa facessi la figa (non oso immaginare con quali sgradevoli risultati) atteggiandomi a Carrie Bradshaw martellando i maroni dei miei amici con personalissime teorie su quanto fosse fantastico essere single, il mio entusiasmo per la vita solitaria non è sopravvissuto all'estate.
Ho scelto come destinazione delle mie vacanze Ibiza, dove mai avrei immaginato di rimpiangere anche solo per un secondo la mia condizione ma ecco che anche lì splendide coppiette sono riuscite a stimolare la mia ghiandola invidipara che ha cominciato a secernere la verde sostanza a ritmi più che sostenuti.
Il mio affezionato odio spietatissimo nei confronti degli innamorati felici, ottimo meccanismo di autodifesa studiato e messo a punto dal mio cuoricino infranto, ha ahimè lasciato spazio alla venerazione per ogni gesto carino i due fidanzatini in questione decidano di compiere.
E' un po' come guardare un film: sorridi, sospiri, sogni immaginando quando capiterà a te (perchè, lo credi davvero, ti dovrà capitare) ma quando ti riprendi torni alla tua vita dove i bambini urlano, le sopracciglia sono sempre una diversa dall'altra, nessuno ha ancora scoperto come cazzo far sopravvivere il rossetto vermiglio a una cena senza sembrare Jocker, e sei da sola.
Qualche anima pia tra i miei amici ha anche, con una grave carenza di disinvoltura, inserito la sottoscritta in cene per coppie più soggetto jolly, un malcapitato generalmente single che ha avuto la malaugurata idea di esprimere il desiderio di conoscere una ragazza e di accettare l'invito ad uscire con amici accoppiati e che si troverà ben presto a chiedersi perchè mai abbia deciso di recarsi proprio in quel luogo proprio in quel giorno e proprio in quel momento. Dopo un'iniziale incazzatura di rito alla notizia che ci sarà "quel loro amico" misterioso, cominci a nutrire una qualche aspettativa, prontamente dissolta in mille pezzi alla vista del ragazzo che incarnerà, in perfetta linea con la legge dell'universo, la sfiga, tutto ciò che hai sempre detestato.
Qualcuno (su twitter) mi ha detto che con due coppie e un jolly si è messi bene, ma io al massimo da vera pinella posso stare in un burraco, manco puro.
Per l'amore ci vuole tempo e sono poco più che una bambinetta, diciamo che per ora mi basta qualcuno che vada a prendermi da bere e da mangiare senza farmi alzare alle feste, e che faccia il ruffiano ogni tanto: adoro i complimenti.
sabato 18 agosto 2012
altezza mezza bellezza
Innanzitutto più lungo è il nostro corpo più estesa è la superficie da depilare e quindi gambe più lunghe corrispondono a più tempo da trascorrere a cerettarsi, radersi, sottoporsi a laser... Siete veramente sicure di volere quella decina di centimetri in più?
Noi alti inoltre veniamo sfruttati per raggiungere gli scaffali inaccessibili agli altri o per avvitare lampadine in posizioni scomode.
Abbiamo piedi sempre lunghi, e a noi ragazze spesso capita di condividere la misura delle scarpe con il nostro fidanzato, il che non ci fa sentire per niente sexy.
Pesiamo di più rispetto alla media delle fanciulle e per questo tendiamo a non rivelare la cifra esatta dei nostri chili, fingendo ignoranza completa a proposito della misurazione precisa offerta dalla bilancia.
Nella ricerca di una ipotetica dolce metà dobbiamo eliminare un buon 40 per cento della popolazione, che fatica ad arrivare a guardarci negli occhi e quando mettiamo i tacchi c'è sempre qualcuno che rompe i coglioni ricordandoci che non ne avremmo bisogno.
Faticherete a crederci ma esistono persone che non vedono l'ora di abbordarvi con la frase "ma quanto sei alta?"
All'elenco delle nostre sfighe possiamo aggiungere il fatto che i pantaloni di alcune case di moda ci vanno irrimediabilmente corti e che quello che per le normoalte è un vestito molto spesso per noi è un top un attimino troppo lunghino.
Noi metrottantine siamo stronze e diffidiamo di ogni complimento perchè sopravvissute a un'infanzia e un'adolescenza di prese per il culo, appena allunghiamo il passo andiamo troppo veloci e ci sentiamo sempre osservate. Abbiamo un sogno, che non abbiamo mai svelato a nessuno: essere piccoline per poterci nascondere appena lo desideriamo.
Io personalmente ho sempre bramato di essere sopraffatta da un abbraccio, cosa che potrà succedere solo se riuscirò a conquistare un giocatore di pallacanestro. O un rugbista. O un modello molto alto.
Ma in fondo a chi ci dice che nella botte piccola sta il vino buono diamo ragione solo per qualche secondo, prima di ricordarci che in quella grande di vino ce ne sta di più.
giovedì 12 luglio 2012
...e invece era un calesse
"Boh"
"Come boh?, è semplice: o lo sei o non lo sei"
"Boh mamma non fare la precisa, al giorno d'oggi non funziona più come ai tuoi tempi..."
Inutile descrivere la comparsa dell'orrore misto a perplessità sul non sempre dolce visino di mammina e altrettanto inutile cercare di spiegarle che l'amore non si può diagnosticare e che nulla nel 2012 può essere dato per scontato. Esci con qualcuno che quando non ti vede non ti degna di una telefonata, se non quando è a mangiare da solo e si vergogna a stare in silenzio a fissare il tovagliolo mentre aspetta l'antipasto? Non fare la psicopatica e non pressarlo, poverino ha bisogno delle sue libertà ma, dice lui, gli interessi davvero.
Scompare per tre settimane? Esci con qualcun altro e vedrai come riapparirà magicamente, all'istante, magari anche con la voglia di darti della zoccola perché, anche se non lo sapevi , stavate insieme.
Evidentemente la gestione delle relazioni un tempo era fin troppo facile e per rendere tutto un po' più interessante qualcuno ha sentito il bisogno di aggiungere alle opzioni "single" e "impegnato" almeno un'altra decina di variazioni sul tema. E così nacque la figura dell'amico con cui ogni tanto scappa una lingua ma nulla di sentimentale, e ci incastrammo da soli illudendoci dell'innocuità del friend with benefits.
Se il sesso arriva subito lei è una facile, lui un eroe e la voglia di conoscersi oltre il livello fisico potrà nascere solo in uno dei due soggetti (indovinate quale?), se il sesso non arriva entro un certo numero di uscite il rapporto verrà da qualcuno catalogato come "strano".
Ah e se ti accorgi che quella con cui hai condiviso le ultime quattro cene pseudoromantiche non è la persona giusta per te, evita di dirglielo: ora è di moda lasciare che la lei o il lui in questione lo deducano dalla tua improvvisa latitanza.
Ora mamma ti prego raccontami ancora quella storia di quel ragazzo terribilmente anni ottanta che chiede di uscire a una, la sente quasi tutti i giorni e a un certo punto si rende conto che è lei la ragazza con cui lui vuole stare. Anche se so che alla quarta parola starò già inveendo contro i due piccioncini, animata dallo stesso odio che nutro per i protagonisti delle commedie romantiche, che hanno sempre il culo parato, anche quando mandano un sms al numero sbagliato.
giovedì 7 giugno 2012
il favoloso mondo delle sciocchezze
Patetica come un'hipster che vuole essere come Amelie Poulain, sento una voce fuori campo che dice "A Carlotta Sanzogni piace...". Le cose belle esistono, mi obbligo a non dimenticarlo, e sono incluse anche nelle giornate peggiori di una vita.
Alcuni dei momenti che prediligo rispondono unicamente alla mia parte femminile come mettersi il mascara e accarezzarsi le gambe appena dopo la ceretta. Altri alla mia anima maschile come tirare indietro ai bambini la loro palla finita fuori campo.
Poi c'è il solletico del naso maldestro di chi ci sussurra qualcosa all'orecchio, salire su un treno appena prima che parta lasciandosi sfiorare dalle porte in fase di chiusura, rubare la crema da una torta con un dito e gustarla in anteprima prima che venga servita.
Amo i ringraziamenti, indirizzati a me o no, gli amori che durano qualche fermata di metropolitana, camminare con la musica nelle orecchie e fare finta di essere in un film sulla propria vita, assistere alle gare tra le gocce di pioggia sul finestrino, parlare al cinema.
Impazzisco come una povera oca per gli occhiolini, mi sento fighissima nel superare le macchine in bicicletta.
Regalo un sorrisone a chi si propone di offrire il secondo giro, che si beva o no.
Non riesco a non cantare e ballare sotto la doccia, mi riempie di gioia scoprire un brufolo scomparso,
e un brivido mi percorre la schiena in quell'attimo di incertezza e di paura che precede un primo bacio.
E anche quando tutto va storto (e magari chi ci ha baciati si è rivelato uno stronzo), si può sempre mangiare il gelato sul divano.
Trovo sia fantastico rientrare in casa e sentire solamente l'eco dei proprio passi, cerco sempre la parte fresca del cuscino, e adoro i complimenti (anche quelli interessati contano) anche se non so mai cosa rispondere senza sembrare un'idiota.
Credo sia tutto.
domenica 27 maggio 2012
maggio fatti coraggio
Fatto sta che il 2012 oltre che l'anno della fine del mondo è anche quello del mio esame di maturità, che poi a pensarci bene oggi, a un mese dalla prima prova, mi sembra un po' la stessa cosa.
Non ho mai studiato con tanto impegno nella mia vita e a volte lo stress scolastico si somma a tutto quello che questo maggio, il primo senza papà, comporta. Allora esplodo.
Le ricorrenze fanno violenza. E le sue cose lo vogliono ancora lì, in quella metà di letto, in quel quarto paio di posate, in quello strano quadro di Buzzati, in quelle migliaia di libri impolverati che a lui non avevo mai dimostrato di apprezzare più di tanto.
Sono passati sette mesi e penso ancora a mandargli un messaggio dopo ogni interrogazione, a chiedergli di andare a una mostra, di recuperarmi un dizionario. E mi sento un'idiota.
Mi piace pensare a una cosa tipo Ghost, dove lui è sempre con me, ovviamente molto più figo di Patrick Swayze, ma la sua voce non la sento. La ricordo e basta, mi ero ripromessa di non dimenticarla mai.
Quando prima di cena sono in camera mia sogno di sentire il suo passo deciso sul parquet delle scale e i suoi quattro tocchi alla porta della mia stanza (rimane l'unico nella storia ad essersi mai degnato di bussare) per poi vederlo entrare e rispondere alle sue mille domande sulla mia giornata.
Aveva il potere di farmi credere che quel mio piccolo straccio di vita adolescenziale tra casa e scuola fosse davvero qualcosa di importante. Il problema è continuare ad esserne convinti.
lunedì 2 aprile 2012
pro"men"moria
giovedì 29 marzo 2012
maledetta primavera
giovedì 8 marzo 2012
bambine-anatroccolo, donne-cigno
mercoledì 7 marzo 2012
La buena educación
Non importa quanto tu ti atteggi a radical-cinico: nessuno sfugge all'infatuazione. Che per te siano farfalle nello stomaco o ormoni troppo svegli è indifferente. Certe donne quel brivido lo sentono quando la mano di lui scivola sulla loro coscia, io mi emoziono quando uno mi apre (e chiude) la portiera. Ci pensavo questa mattina, è davvero così assurdo che un essere umano di sesso maschile apra una portiera? E' così fantascientifico che ti accompagni al cancello alzando il mascolino gluteo dal sedile del guidatore? Che non rimanga sul marciapiede lasciando camminare te in mezzo alla strada (magari con un considerevole tacco, messo per apparire figa davanti allo stronzo che ti guarda dall'alto del gradino, a sfidare il pavé)? Care fanciulle non disperate: la cavalleria non è morta, semplicemente è in via d'estinzione e dobbiamo vedere di tutelarne l'esistenza facendo dell'uomo educato una specie protetta, della quale promuovere la riproduzione. Compito al quale assolveremo senza troppo fastidio, dal momento che "prego vada lei" è la cosa più sexy (e insieme commovente) che una donna possa sentirsi dire. "Prima le signore" ormai lo dicono solo i tuoi compagni di liceo in occasione delle interrogazioni e i fratelli quando si va a fare una visita medica insieme. E un po' sarà anche colpa nostra che per tanto tempo abbiamo sbandierato al mondo il nostro amore per l'uomo, spettinato, sporco, rude, ribelle, bastardo. Per poi puntualmente, dopo ogni rottura, passare serate a piangere sfondandoci di gelato guardando Colazione da Tiffany o Casablanca, sognando uomini con la riga di lato, la voce grave, in abito perfetto anche il venerdì.