giovedì 13 dicembre 2012

charlie bradshaw

Senza un apparente motivo eccomi a cercare di non affogare in quello che si definisce un periodo orribile, con una solitudine che da scelta si è trasformata in un'imposizione del destino e la consolidata abitudine di incontrare quotidianamente la maleducazione in tutte le sue personificazioni. E qui ci starebbe una parolaccia, ma salviamo almeno le apparenze.
Chi dichiara di odiare l'atmosfera natalizia cercando di convincermi di quanto sia superiore ai comuni mortali come me che sognano lucine, caminetti e di addobbare l'albero con qualcuno di speciale, magari non la mamma, non riesce comunque a turbarmi quanto le migliaia di coppiette che si riversano sulle strade in cerca di regali e che a quanto pare appena si prendono per mano perdono instantaneamente la facoltà di deambulare in modo intelligente.
E' tra di loro che cammino, o meglio, corricchio nei miei stivali di Miu Miu, recuperati su una bancarella di via Fauchè, alle 18 di mercoledì 12 dicembre. La mia amica troppo fiduciosa nelle mie doti di socialite mi ha invitata a recarmi in Corso Como 10 per un cocktail di inaugurazione di una mostra di scarpe di Sergio Rossi ispirata al movimento artistico Memphis Milano. Inutile dire che ho dovuto googlare Memphis.
Visto che non sono figa per davvero, nonostante per l'occasione abbia scomodato Romeo Gigli, Gucci e un gilet di volpe argentata, prima di passare a prendere in ufficio colei che mi sta iniziando agli eventi mondani, mi tocca passare dal dentista a ritirare il mio, si spera, ultimo apparecchio per i denti. L'assistente di poltrona, che mi conosce da quando avevo 8 anni, rimane sconvolta nel vedermi pettinata e truccata.
Con uno stupendo scatolino di plastica giallo fosforescente in borsa e negli auricolari "città vuota" di Mina per far finta di essere Laetitia Casta dolceegabbanizzata, riprendo la mia corsa verso Corso Venezia 30 dove recupero una fanciulla sommersa di lavoro con la quale prendo un taxi verso la nostra destinazione finale.
Emozione: all'entrata scopro che non sono un "più uno" ma un nominativo, che, guarda un po' finisce in "gni" come Ferragni. La padrona di casa, Carla Sozzani mi arriva poco oltre il gomito, misurazione resa facilmente possibile dalla mancanza di tacchi in entrambe. Quando mi distraggo dalla contemplazione delle quattro paia di scarpe e dei due vasi per i quali è stata montata tutta la serata noto però che la sorella della nostra Anne Wintour indossa nientemeno che delle calze color carne. Non credevo fosse possibile. Insieme agli alchechengi e all'abitudine di non dire grazie, le calze color carne sono una delle poche cose del mondo che proprio non mi piacciono. E non dovrebbero piacere neanche alla Carla. Piuttosto i geloni nelle Laboutin.
Mentre sono intenta a sorseggiare un kir in un bicchiere a fantasia calcarea mi guardo intorno: sedicenti fashion bloggers vestite al buio: presenti. Uomini dai ciuffi chilometrici: presenti. Donne nel cui volto è impossibile scorgere un'età? Presentissime.
Voi vi siete mai accorti del fatto che agli uomini del mondo della moda sia permesso di essere in sovrappeso? Io ci ho pensato ieri sera, sarà stato merito del kir, o del calcare e non ho potuto fare a meno di constatare l'ingiustizia della cosa.
Il clima non è frizzantissimo e dopo un po' di chiacchiere, il mio incontro dei sogni, con Ildo Damiano, e la constatazione del fatto che da vicino tutti sembrano decisamente più umani, e più rifatti, io e la mia guida mondana decidiamo di darcela a gambe verso una cena, non proprio adatta a delle donne di moda, a base di hamburger e patatine. Ma prima sogniamo un po' tra i cartellini a tre zeri dello store di Corso Como 10, e confrontiamo la mia Balenciaga finta con quelle vere, senza in realtà constatare troppe differenze.
Appena prima di uscire incrocio un amico che si lascia scappare un "Mmmh, figa!" che dà un senso ai miei sforzi per avvicinarmi allo stile Sex & the City: l'autostima ringrazia, da mo-ri-re.
Giochiamo a rimbalzare i venditori di rose e gli amanti delle pick-up lines patetiche e dopo un Negroni dopo-cena siamo pronte a sfrecciare a casa per la mezzanotte come delle Cenerentole, solo che noi non siamo proprio capaci di perdere le scarpe, come d'altronde tutte le donne vere.