giovedì 17 gennaio 2013

adolescemi

Non ho idea di quale sia l'età precisa che sancisce la fine dell'adolescenza ma ci sono buone probabilità che il termine del turbolento periodo coincida con l'attimo in cui, pensando a qualcosa che hai fatto tra i tredici e i diciotto anni, non riesci più ad associare a quella tua azione motivazione alcuna. Non ti ricordi il fondamentale perché della tua ostinazione nel voler attuare a tutti i costi quella (e poi quella e poi quell'altra) missione suicida per la tua dignità e non sai se questa sensazione di oblio ti piace o ti disorienta ancora di più. Nel mio caso quel momento è stato l'altro ieri.
Non ho il tempo per uscire a festeggiare il mio ingresso nel mondo adulto a suon di chupiti (chi sa cosa vuol dire "ossimoro" colga quello presente nella frase precedente alla parentesi) ma ho un sacco di ore da spendere sui libri causa esami e quindi abbondanti manciate di minuti da occupare in riflessioni inutili come quelle sulla definizione di una cronologia della vita umana.
Dopo i tredici anni scatta qualcosa, diventi più facilmente irritabile, i tuoi genitori improvvisamente diventano bersaglio costante dei tuoi immaturi giudizi e una sola idea ti ossessiona: devi stare con qualcuno. Ogni minima particella di energia di cui disponi viene investita in un timido e goffo, anzi grottesco tentativo di seduzione, nei confronti di chi non ha importanza: tu vuoi piacere a tutti. Ci vorranno più o meno cinque anni prima che tu possa renderti conto del fatto che ciò è impossibile.
Indottrinata da amiche, giornali, boyband e serie tv su trentenni perennemente insoddisfatte ho speso anni a calpestare ripetutamente la mia autostima, avanti e indietro e poi avanti e indietro, il più delle volte indossando scarpe sulla cui estetica si sarebbe potuto discutere, a lungo.
Inutile stare a riflettere sul perché, io il motivo di tutte le cose imbecilli che ho fatto non me lo ricordo e la tentazione di cercare di prevenire azioni scellerate di altre giovani fanciulle consigliandole sul da farsi è tanto grande quanto stupida. Non si possono forzare i meccanismi della vita, modificarli potrebbe rivelarsi estremamente pericoloso e controproducente. Non so quanto sono disposta ad accettarlo ma la verità è che tutti siamo il risultato delle nostre esperienze, comprese le idiozie adolescenziali.
Messaggi sbagliati, comportamenti pedanti, banali ossessioni sfuggite di mano, scelte di abbigliamento volgari e inadatte al nostro fisico, tutto è servito a renderci le persone, si spera adulte, che siamo oggi.
Personalmente la mia crescita si è tradotta in un cenerentolizzamento della sottoscritta: le energie prima impiegate nell'affibbiare ad ogni "primo che passava" l'etichetta di probabile dolce metà sono state decisamente economizzate a favore di una, a mio parere saggia, parsimonia nell'offrire informazioni riguardo ai miei sentimenti. Crescendo impari a conoscerti, conoscendoti sei in grado di stare con te stesso, se sei felice da solo sei più selettivo nelle amicizie come nell'amore e hai il coraggioso desiderio di aspettare, di non buttarti via, di pensare che chi assorbirà le tue energie affettive dovrà essere qualcuno alla tua altezza.
E con tutte le tue forze scacci dallo spazio tra le tempie ogni nome del passato che si insinua mentre ascolti la canzone più bella che conosci: vuoi conservarla per "quella" persona e non farla finire tra i brani maledetti che salti in riproduzione casuale. Per il momento, forse per sempre, questa meravigliosa canzone d'amore la dedichi a te stesso. Saggezza adulta.


lunedì 14 gennaio 2013

ego-xplosion

Ormai la cravatta ho imparato ad annodarla senza riguardare il video su YouTube e in pochi minuti sono pronta per uscire, se l'abito fa anche la monaca la sottoscritta oggi è una via di mezzo tra la Diane Keaton degli anni d'oro e una studentessa uscita da un fumetto manga. Mi attende un pomeriggio intenso fatto, com'è giusto che sia, prima di un dovere: studiare gli indici di redditività ROA ROS e amici, fortunatamente aiutata da una volenterosissima e pazientissima insegnante-cuoca-mamma che è tanto brava col cioccolato quanto con i conti (buona cosa per i miei voti, un po' meno per il mio peso forma), e da un piacere: una puntatina a Villa Necchi Campiglio per la presentazione stampa di Tod's.
Vi risparmio, come mi è stato consigliato di fare anche dalla mia professoressa-pasticcera, la parte sull'analisi di bilancio.
Dopo un paio d'ore di studio produttivo e una corsa in tram raggiungo la location dell'evento e, anche grazie all'aiuto di alcuni gentili signori che intuiscono, forse dall'assurdo look preppy che ho deciso di adottare con tanto di cappello coordinato, la mia destinazione, trovo persino l'entrata giusta al primo colpo. Una gentile biondina mi chiede il mio nome, rispondo e mi viene comunicato che sono nella lista "stampa freelance", mi piace questo vedere formalizzati i miei sogni.
Appena entrata vengo accolta dalla amica che è solita sopravvalutami e che mi invita agli eventi mondani, che mi guida alla scoperta di una collezione, meravigliosamente disposta per i saloni della favolosa villa milanese, i cui pezzi hanno tutti un valore che oscilla tra quello della mia retta universitaria e quello del mio rene destro. Ho solo un secondo per riflettere sulla vanità della moda prima di rendermi conto che se avessi un organo un po' meno indispensabile lo venderei per quella borsa, quella giacca, quella scarpa. Maledetta moda. Maledetta l'utilità del rene.
Un barlume di gioia e di autocelebrazione trova spazio in me nel constatare che l'esposizione comprende anche il gommino in pitone che io possiedo, e che in questo momento si trova nella mia personale scarpiera tra le Puma verde prato e le ballerine blu di Spelta, e mi sento subito un po' più inserita in questo mondo di qualità, gusto ed eleganza.
Nello spostarci verso un bicchiere di bollicine incrociamo un collega della mia guida, al quale vengo presentata come "quella con un blog bellissimo" esagerata coccola per il mio ego che si gonfia istantaneamente in un sorriso, visibile anche a chi mi sta davanti, mi accorgo. Assisto a una contesa tra i due nella quale vengo ironicamente inserita ma la conversazione si conclude prima che il mio cervello possa ridestarsi dal gongolamento conseguente ai giganti complimenti.
Guardandomi intorno vedo qualche faccia nota ma non riesco a darle un nome, avrei bisogno di uno Shazam per le facce, che mica l'iPhone 5 ce l'ha?
Nel giardino, dentro a un cubo di vetro due artigiani ciabattini fabbricano con le loro mani calzature utilizzando una speciale pelle senza imperfezioni. Quando divento ricca me le compro.
Sono le sei del pomeriggio e ad ogni pr è richiesto di compilare un report nel quale devono segnalare quali articoli sono piaciuti di più agli esponenti della stampa che hanno seguito durante la giornata, incredibile: quello della moda a quanto pare è l'unico ambiente in cui la stampa comanda davvero.
Devo solo imparare a vestirmi. E a parlare una terza lingua, dopo aver dato aziendale mi lancio sul russo.
Contenta e gonfia di sogni saluto, bacio e torno verso casa. In metropolitana comincio a digitare freneticamente in una nota dell'iPhone una bozza per il blog e prontamente una vecchia decide di posizionarsi a un centimetro dalla sottoscritta invadendo il mio spazio vitale e, inutile dirlo, cercare di leggere quello che sto scrivendo.
Incrocio lo sguardo di un ragazzo che ha notato la poca disinvoltura della sciura, mi sorride, è figo. Non interrompe il contatto visivo, continua a sorridere. Sento qualcosa che preme sullo stomaco non so se è il gomito della signora o l'ego che si sta espandendo, ancora.




domenica 13 gennaio 2013

prendendo la rincorsa

Mi ritrovo qui davanti al solito armadio pieno di nulla a dover meditare un outfit adeguato all'evento modaiolo di domani. L'operazione non richiederebbe, nella realtà, l'attenzione che le sto riservando ma il pensiero delle cose futili mi sembra un ottimo antidoto all'isteria da esame imminente. Sta funzionando, forse.
Nelle ultime settimane ho imparato non a piacermi ma a volermi struccata, ma forse solo perché nello specchio mi vedevo ancora abbronzata dopo una rigenerante vacanzuccia egiziana, e a chiudere le applicazioni dell'iPhone, dopo oltre due anni di fedeltà alla telefonia di quella strana marca di frutta.
Ho imparato, grazie a youtube, come fare il nodo alla cravatta e ho capito anche come rimpinguare il mio orgoglio senza alcun aiuto esterno, che l'adolescenza si sia finalmente decisa ad abbandonarmi in via definitiva?
Questo non lo so ma sono certa che non troverò mai nulla di adatto a domani pomeriggio, ci rinuncio e decido che ci penserò domani, con un degno sottofondo musicale, scatenandomi, in un passo a due con l'autostima mia intera, volteggiando per tutta la camera da letto.
Sugli argomenti moda e bellezza so veramente poco, a parte che i colori fluo sono passati e che la pipì bisogna farla prima di darsi le tre mani di smalto e top-coat.
Devo entrare nel personaggio, Carlotta sei una milanese fighetta e modaiola. Training autogeno attivato.
A domani.