mercoledì 11 settembre 2013

2 di picche

Chi non ha preso due di picche da piccolo, chi non è stato mostro almeno durante le medie, chi non si è mai reso conto di non poter piacere a tutti, è pericoloso. Per se stesso, ma anche per gli altri.
Perché reagire male a un rifiuto è farsi violenza, ma anche fare violenza, non rispettando la libera decisione di qualcun altro. Perché imporsi a qualcuno è, prima di tutto, una mancanza di rispetto.
Solitamente nelle faccende d'amore le impeditone olimpiche siamo noi fanciulle ma per quanto riguarda la metabolizzazione del "no" è l'uomo che ha ancora molto da imparare. Ed è per questo che tante "carine" vengono tramutate in "troie" da una risposta negativa, anche se  a rigor di logica, dovrebbero essere definite con un termine opposto, non credete?
Per carità, non dev'essere facile affrontare il ritorno nel branco, al Tommasi, al Radetzky, Pandenus e Co. e rispondere al "Com'è andata?" degli amici incravattati riuscendo a celare l'offesa e magari addirittura constatare che lo sfigato col gessato largo che al tuo Bardelli non assomiglia lontanamente, da ormai un mese arriva a braccetto di quella bionda col doppiocognome.
Impossibile non lasciarsi scappare almeno uno "SGRUNT" da fumetto.
Nel frattempo, da un angolino col suo Negroni in mano, ti sta guardando lei, mai vista all'aperitivo ma già incontrata da qualche parte, anche se non sai dove. Bella, e condita dei tuoi difetti preferiti. Stai ancora decidendo qual'è la sua parte migliore che una gomitata e una voce familiare ti hanno avvicinato a lei: "Sono la Ludo, seconda E, eravamo alle medie insieme, e pensare che ero innamorata persa di te e mi avevi duepiccato alla grande".
"Cazzo se ha funzionato l'apparecchio per i denti."





martedì 3 settembre 2013

Io penso (pro)positivo

Eddai, lo sanno tutti che Capodanno è un'invenzione dei villaggi turistici e dei comuni di montagna per poter alzare i prezzi per una settimana. L'anno comincia a settembre, insieme alle scuole, al lavoro e alla trasmissione di XFactor.
Ed è proprio a settembre che, sospinti e cullati dal ricordo di vacanze non troppo lontane, cediamo alla formulazione di valanghe di buoni propositi, tutti rigorosamente irrealizzabili.

Il primo, condiviso dall'umanità tutta, è quello di occuparsi dei propri impegni volta per volta, limitando gli accumuli di lavoro arretrato e "la corsa del giorno prima", della quale sono campionessa olimpica. Progetto destinato a sgretolarsi davanti alla riapertura del Tommasi e alla prima settimana della moda.

Chi come me me ha cercato, senza risultati, di auto-convincere il proprio corpo del fatto che "in estate si ha meno fame" e, preso atto della propria sconfitta, si è abbandonato ad amori estivi prettamente enogastronomici (ancora sospiro quando penso alle seadas) si riprometterà di tornare a frequentare la palestra, il parco del cucco da corsa, di improvvisare una camomilloreica di otto ore (quelle trascorse prima di incontrare un muffin). "L'estate prossima non dovrò tagliare le foto ad altezza diaframma per non far vedere il rotolo, promesso".

"Già che faccio il cambio di stagione mi libero della roba inutile". Primo, lo sanno tutti che il cambio di stagione esiste solo negli armadi delle donne e negli armadi degli uomini gestiti da donne, da ciò si deduce che questa frase è di stampo tipicamente femminile. Colei che l'ha pronunciata, te e me comprese, non butterà assolutamente niente perché "magari quest'anno la spallina imbottita di pelle e il reggiseno a cono tornano". La fanciulla in questione ruberà piano piano in modo quasi impercettibile lo spazio adibito a qualcos'altro o a qualcun altro per riporvi le scarpe in eccesso.

"Mi devo defigadelegnizzare". Vale anche per gli uomini: fatevela una risata, regalatecelo un sorriso. Non siete James Dean e, fatevelo dire, col broncio sembra che stiate sopportando una colica, non il tedioso destino di essere bellissimi.


Buon Anno
C.