domenica 19 maggio 2013

L'uomo in camicia

Ebbene sì, è ufficialmente arrivato il momento di dare a Mr. Camicia il suo spazio tra i futili post di questo blog che dal nome pare un sito di ricette. "Non volio che voi muorite" quindi mi guardo bene dal raccontarvi come cucino e vi narro invece della mia cotta universitaria, che è meglio. Forse. Cotta che magari scoprirà chi sono e allora sì che muoro io.
Mr. Camicia si chiama così perché, durante il primo semestre, non ha mai indossato una t-shirt, provocando in mia madre un senso di solidarietà nei confronti della sua, o di chi per lei fosse costretta tutto il giorno a stirare.
Solo una volta Mr. Camicia ha indossato una felpa sintetica su una t-shirt ed è stato quando ad aziendale si è seduto esattamente dietro di me, ad alitarmi sul collo, e da ciò ho dedotto che non mi ama.
Tornata a casa da un ordinario giorno di università, Facebook è riuscito a piazzarmi la sua faccia tra i suggerimenti degli amici e a farmi capire come si chiama: è la rovina.
Il suddetto non è figo, ma in me nasce un interesse sufficiente ad innescare la prima e ultima opera di stalking della mia vita: controllo gli amici che abbiamo in comune e tac, 6 persone che non c'entrano minimamente l'una con l'altra. Prontamente decido di rinunciare alla mia carriera di maniaca e di farmi passare l'interesse per uno che con grande probabilità è più interessato alle bionde infighettate che, in pianta fissa tra il Magenta e Brera, non ci stanno vestite come delle pazze e non dicono e non pensano quello che dice e pensa la sottoscritta.
Durante le vacanze di Natale non ci penso e al mio ritorno, riesco a trovare una scusa idiota per parlargli ed autoconvincermi, durante le sue pause tra una parola e l'altra, che sia un altro irrecuperabile babbo di quelli che estorcono limoni alle tue amiche con lo stesso gusto con cui giocano a PES il giorno dopo romanzando l'accaduto della sera precedente.
Sono felice e soddisfatta di aver eliminato una possibile delusione dal mio futuro ed invece eccolo lì, che rispunta, sulla mia home page, e ora è pure figo. Ricomincio a considerare l'idea di darmi una possibilità modellandomi su quelli che, da una mia deduzione, sarebbero i suoi canoni di bellezza.
Sono quasi convinta a sacrificare il completo di due tessuti scozzesi diversi che ho accuratamente predisposto per il giorno dopo ma poi un barlume di lucidità mi coglie e mi ricorda quanto, in fondo, mi piaccia essere quella diversa, vestita strana, che balla scatenata con l'amico gay e aspetta sorridendo le amiche che hanno cuccato per poi farsi raccontare le loro avventure.
Un giorno arriverà uno che apprezzerà il mio vestirmi a tema anche senza una festa, il mio avere un'opinione non solo sulle borse di Prada, il mio ordinare sempre il dessert. E sarà uno con una
camicia molto particolare.

venerdì 17 maggio 2013

senti come viene giù

16 maggio 2013
Odio gli ombrelli, o almeno mi convinco di odiarli pur di trovare una scusa per sfoggiare mille strani variopinti copricapi. Anche oggi è mercoledì, anche oggi piove e scelgo un reperto verde scuro trovato in fondo ad un armadio, che schiverà con me le punte degli ombrelli che, per chi è alto un metro e ottanta, sono per lo più ad altezza occhio.
Un po' zuppa salgo su un tram e, appena seduta, rifletto su quanto la pioggia non mi faccia poi così schifo, a parte che per il fatto che mi preclude l'uso delle mie scarpe di raso e i miei viaggi in bicicletta, e di pedalare con indosso calzature di raso.
Quello che non sopporto è vedere come le persone diventano quando piove. Dire che si è meteoropatici fa molto figo ma, ragazzi miei incravattati, non vi siete ancora accorti di come odiare la pioggia sia diventato così terribilmente mainstream? E poi i vostri mocassini li notano anche DENTRO al Radetzky, dai.
Non disperate: resistete alla tentazione di vestirvi solo di grigio e nero, osate con i colori e ostentate sorrisi di risposta a quei bei visini che, mentre camminate, vi spuntano davanti rivelandosi da dietro un ombrello.
Vi è concesso di schifare, digrignando i vostri invidiosi denti, quelli che si baciano sotto la pioggia credendo di essere nel finale di Colazione da Tiffany (e di avere George Peppard o Audrey Hepburn tra le braccia, beati loro) e assolutamente diffidate di quelle con l'ombrello con le ruches.
E quando, tra uno scroscio e l'altro, il sole si fa spazio tra le nuvole e tra via Borromei  e via Circo fa un caldo cambogiano, apprezzate la scollatura di quella che non aveva previsto di poter rimanere in canotta nel corso della giornata, e il bicipite sotto la camicia un po' incollata di quello che sta entrando da De Santis sudaticcio come Rambo.
Ma non vi illudete, un tuono non troppo in lontananza vi riporta subito alla realtà ricordandovi che l'estate non ha nessuna intenzione di arrivare. E piove, ancora.


lunedì 13 maggio 2013

tutto il contrario

Tra uno scroscio di pioggia e l'altro ho giusto il tempo di scegliere con cura il momento più stupido per lavarmi i capelli, ma anche di accorgermi di tante cose alle quali non avevo mai fatto caso, alcune delle quali vorrei condividere con voi.
Forse non sapete che oltre alla maglietta "Stasera faccio la brava" esiste anche la versione al maschile (e chi ha il coraggio di indossarla), e che anche gli uomini si specchiano nelle vetrine. Forse nessuno vi ha mai detto che coloro che dicono di odiare i bambini sono quelli che tutte le sere vanno a letto desiderandone uno, e che alcuni modelli Hogan ve li comprereste anche voi che definite Della Valle il Satana della moda giovane.
Magari la mamma, o chi per lei, si è dimenticata di dirvi che ci si può tagliare anche tenendo il coltello dalla parte del manico, che non è la razionalità la parte migliore di noi e che le fighe con le gambe da fenicottero che vi sovrastano, il più delle volte hanno il piede più lungo di quello che gli apre la portiera e gli offre il vinello il giovedì al Tasca.
Mi sa che sapete già che chi dice di odiare i social network ci passa ogni minuto della giornata e ne riesce a carpire anche cazzi vostri che vi guardate bene dal pubblicare, che nessuno esce davvero "da una storia importante" quando dice "esco da una storia importante", che chi ti chiede che lavoro fai non aspetta altro che vantarsi della propria occupazione, che chi "sta bene da solo" ha istinti omicidi verso qualsiasi coppietta decida di condividere un bacio entro la sua visuale. Chi "vive in studio" probabilmente non è abbastanza simpatico da guadagnarsi un invito a pranzo dei suoi colleghi e, nonostante i suoi gloriosi racconti, non regge le sorti di cause milionarie ma, ogni tanto, fa qualche fotocopia.
Meglio sapere subito che la prima impressione conta e che quelli che i vostri amici vi vogliono appioppare con appuntamenti al buio e che vengono descritti come "simpatici", "in gamba", "con dei bellissimi occhi" si riveleranno di una bruttezza incomparabile.
Io vi ho avvisati, vi prego voi avvisate me.

P.S. Donna, se fai la piega viene a piovere, sicuro. Imparruccati responsabilmente.