Cosa ci vuole a fare la (un-po')fashion-blogger? Nel primo pomeriggio esco di casa ricoperta di strati griffati e con in borsa un ombrello per proteggere il capello appena fatto in caso di non troppo impreviste precipitazioni. Due chiacchiere e un paio di sforbiciate in compagnia del mio psicoanalista-parrucchiere e super piega direttamente dalle manine che avevano appena pettinato Maria Grazia Cucinotta. Torno a casa fortunatamente senza incappare in pioggia o neve e mentre mi preparo un the do un'occhiata all'orologio: accidenti è già ora di prepararsi. Da brava maniaca dell'ordine avevo predisposto da dodici giorni i capi che avrei indossato ma al momento della prova quello che vedo nello specchio non mi piace, per niente. Improvvisamente vengo presa dall'agitazione tipica di chi come me è vanitoso e non sa arrivare in ritardo. Mi catapulto in camera mia, spalanco l'armadio e, con la dimestichezza di una concorrente di Shopping Night, mi lancio nella ricerca di un vestito degno dell'occasione. Dopo una buona mezz'ora di inutili prove e una completa detonazione di due camere e un bagno, ecco l'illuminazione: l'armadio di mammina. Ringrazio il cielo di non avere una mamma amish o con il gusto di Simona Ventura. Trovo praticamente subito quello che mi serve e con camicia, cappotto e borsa trafugate sono finalmente pronta. Cerco di fare un minimo di ordine in camera mia ma mi vedo costretta a lasciare sulla porta un post-it che dice "domani riordino, sono in ritardissimo". Quando apro la porta scopro che ha cominciato a piovere con una certa intensità e che devo quindi rinunciare a una delle mie passeggiate fino alla metropolitana a favore di una corsa in taxi. In poco tempo arrivo al PAC in Via Palestro 16 e, dopo aver pronunciato il mio nome un paio di volte e aver consegnato il mio davvero poco fashion ombrello col manico a forma di papera a una hostess, implorandola di nasconderlo, eccomi in un altro mondo.
Un universo parallelo dove gli uomini se la tirano più delle loro fidanzate e le donne, compresa la sottoscritta, non vogliono catturare gli sguardi dei maschi etero ma bramano quelli delle altre fanciulle presenti e dei gay. Recuperato un bicchiere di champagne e individuate le facce amiche diventa istantaneamente più facile mantenere l'equilibrio sui tacchi e gongolo senza il minimo ritegno davanti ai complimenti che mi vengono fatti per quello che scrivo. Qualcuno si azzarda addirittura a dirmi che sono in splendida forma, stampandomi in faccia un irritante sorriso compiaciuto.
Dopo aver fatto un rituale giro per i tre spazi adibiti all'esposizione delle foto della principessa Diana, senza peraltro dover minimamente fingere l'interesse per le stupende immagini, vedo che hanno appena fatto il loro ingresso al PAC Patrizia e Maurizio, o meglio Patti e Mauri, cari amici dei miei genitori e anche della sottoscritta. Ho sempre guardato Maurizio con la venerazione con cui una figlia femmina guarda il suo papà e rimango stupita nel vedere come in un ambiente come questo, che per lui corrisponde a quello lavorativo, lui abbia lo stesso atteggiamento con cui affronta le nove buche con me la domenica al golf. In questo ma anche nell'attenzione per le persone con cui viene in contatto e nella pungente ironia assomiglia al mio papà che, istantaneamente, mi manca un po' meno. Sua moglie Patrizia è una delle donne delle quali apprezzo maggiormente la bellezza e quella alla quale invidio di più il gusto nel vestire. Mi sciolgo ogni volta che mi presta o dona un pezzettino del suo armadio. Oggi, come sempre, è affettuosissima: mi riempie di complimenti e riesce a farmi arrossire come mai prima mentre mi presenta a tutte le sue amiche, consigliando a tutte loro la lettura di The Brunette Cake. Mentre parlo di quello che faccio e di quello che studio mi fanno notare che "caspita se ho le idee chiare" e in effetti saranno le bolle o la vista del mondo dall'alto dello stiletto ma ho l'impressione di sapere cosa voglio e, a dirla tutta, mi sembra di stare già facendo un po' quello che voglio, qui. Ad un certo punto, in seguito alla mia richiesta di essere ritratta dalla fotocamera del suo iPhone, colei che mi ha invitata mi lancia davanti ai fotografi, quelli seri. Qualcuno si chiede chi sia questa altissima outsider ma ben presto deduce dalla mia pochissima dimestichezza come modella che si tratta di una povera sfigata wannabe. Olivia Palermo non si sarà presentata ma una diciannovenne non troppo fotogenica ha avuto il suo momento-Ferragni, squisito (e bramato) come il bicchiere di acqua frizzante dopo una fetta di torta al cioccolato.