lunedì 25 febbraio 2013

To(d's)tta

Con il primo, non troppo glamour, sbadiglio di sabato 23 febbraio comincia ufficialmente la mia giornata da blogger. Gli esami sono finiti, ho fissato per oggi la mia piega semestrale dal parrucchiere e alle 18 Tod's mi ha invitata alla inaugurazione della sua mostra Timeless Icon dedicata a Lady D.
Cosa ci vuole a fare la (un-po')fashion-blogger? Nel primo pomeriggio esco di casa ricoperta di strati griffati e con in borsa un ombrello per proteggere il capello appena fatto in caso di non troppo impreviste precipitazioni. Due chiacchiere e un paio di sforbiciate in compagnia del mio psicoanalista-parrucchiere e super piega direttamente dalle manine che avevano appena pettinato Maria Grazia Cucinotta. Torno a casa fortunatamente senza incappare in pioggia o neve e mentre mi preparo un the do un'occhiata all'orologio: accidenti è già ora di prepararsi. Da brava maniaca dell'ordine avevo predisposto da dodici giorni i capi che avrei indossato ma al momento della prova quello che vedo nello specchio non mi piace, per niente. Improvvisamente vengo presa dall'agitazione tipica di chi come me è vanitoso e non sa arrivare in ritardo. Mi catapulto in camera mia, spalanco l'armadio e, con la dimestichezza di una concorrente di Shopping Night, mi lancio nella ricerca di un vestito degno dell'occasione. Dopo una buona mezz'ora di inutili prove e una completa detonazione di due camere e un bagno, ecco l'illuminazione: l'armadio di mammina. Ringrazio il cielo di non avere una mamma amish o con il gusto di Simona Ventura. Trovo praticamente subito quello che mi serve e con camicia, cappotto e borsa trafugate sono finalmente pronta. Cerco di fare un minimo di ordine in camera mia ma mi vedo costretta a lasciare sulla porta un post-it che dice "domani riordino, sono in ritardissimo". Quando apro la porta scopro che ha cominciato a piovere con una certa intensità e che devo quindi rinunciare a una delle mie passeggiate fino alla metropolitana a favore di una corsa in taxi. In poco tempo arrivo al PAC in Via Palestro 16 e, dopo aver pronunciato il mio nome un paio di volte e aver consegnato il mio davvero poco fashion ombrello col manico a forma di papera a una hostess, implorandola di nasconderlo, eccomi in un altro mondo.
Un universo parallelo dove gli uomini se la tirano più delle loro fidanzate e le donne, compresa la sottoscritta, non vogliono catturare gli sguardi dei maschi etero ma bramano quelli delle altre fanciulle presenti e dei gay. Recuperato un bicchiere di champagne e individuate le facce amiche diventa istantaneamente più facile mantenere l'equilibrio sui tacchi e gongolo senza il minimo ritegno davanti ai complimenti che mi vengono fatti per quello che scrivo. Qualcuno si azzarda addirittura a dirmi che sono in splendida forma, stampandomi in faccia un irritante sorriso compiaciuto.
Dopo aver fatto un rituale giro per i tre spazi adibiti all'esposizione delle foto della principessa Diana, senza peraltro dover minimamente fingere l'interesse per le stupende immagini, vedo che hanno appena fatto il loro ingresso al PAC Patrizia e Maurizio, o meglio Patti e Mauri, cari amici dei miei genitori e anche della sottoscritta. Ho sempre guardato Maurizio con la venerazione con cui una figlia femmina guarda il suo papà e rimango stupita nel vedere come in un ambiente come questo, che per lui corrisponde a quello lavorativo, lui abbia lo stesso atteggiamento con cui affronta le nove buche con me la domenica al golf. In questo ma anche nell'attenzione per le persone con cui viene in contatto e nella pungente ironia assomiglia al mio papà che, istantaneamente, mi manca un po' meno. Sua moglie Patrizia è una delle donne delle quali apprezzo maggiormente la bellezza e quella alla quale invidio di più il gusto nel vestire. Mi sciolgo ogni volta che mi presta o dona un pezzettino del suo armadio. Oggi, come sempre, è affettuosissima: mi riempie di complimenti e riesce a farmi arrossire come mai prima mentre mi presenta a tutte le sue amiche, consigliando a tutte loro la lettura di The Brunette Cake. Mentre parlo di quello che faccio e di quello che studio mi fanno notare che "caspita se ho le idee chiare" e in effetti saranno le bolle o la vista del mondo dall'alto dello stiletto ma ho l'impressione di sapere cosa voglio e, a dirla tutta, mi sembra di stare già facendo un po' quello che voglio, qui. Ad un certo punto, in seguito alla mia richiesta di essere ritratta dalla fotocamera del suo iPhone, colei che mi ha invitata mi lancia davanti ai fotografi, quelli seri. Qualcuno si chiede chi sia questa altissima outsider ma ben presto deduce dalla mia pochissima dimestichezza come modella che si tratta di una povera sfigata wannabe. Olivia Palermo non si sarà presentata ma una diciannovenne non troppo fotogenica ha avuto il suo momento-Ferragni, squisito (e bramato) come il bicchiere di acqua frizzante dopo una fetta di torta al cioccolato.



lunedì 18 febbraio 2013

nuove aperture

Ucci ucci sento odor di San Valentino e anche di Magna Pars e da pura single all'invito a partecipare, il 14 febbraio, all'inaugurazione del Magno hotel in via Forcella (zona Tortona) non posso proprio dire di no.
Superbicchiere di vino per sciogliere la milanesaggine al Tasca e poi via, accompagnata da due ninfe modaiole, verso la lussuosa location.
A questi eventi le donne hanno tutte il boccolo definito e con la loro manicure senza uno sbecco stringono borse che costano più dei sanitari che ho a casa. Ma, nel mio essere una delle quattro presenti senza tacco più plateau degno di Lady Gaga, non mi sembro niente male riflessa nelle pareti a specchio della zona lounge. E poi io dei tacchi non ho così bisogno e alta un metro e novantadue divento discretamente impegnativa, per me stessa.
Osservo come gli uomini per prima cosa si preoccupino di elargire qualche impostatissimo saluto a quelli che all'università gli rubavano quelle le fanciulle più carine, accompagnandolo con un sorriso da squalo bianco che dice "Oh come sono un uomo di successo. Più di te. Pappappero".
Arriva un momento in cui fare la ruota davanti agli amici maschi non basta e, appoggiato il bicchiere di bolle, ecco che scatta la caccia. La scelta di una preda da rintronare, illustrandole le modalità attraverso le quali tutti i giorni reggono le sorti dell'universo, ricade primariamente sulle bionde, vere, presunte o tinte che siano. Studi più approfonditi ci sveleranno se la loro scelta sia dettata unicamente dai noti stereotipi culturali consolidati o da altri altrettanto fondamentali indici di valutazione. O magari la mia visione è semplicemente distorta da una sana, mora invidia.
La ragazza in questione di solito ha un tempo di sopportazione di circa quattro "sto lavorando tantissimo" e due nomi di negozi di scarpe dopodiché torna dalle sue amiche a fare la figa perché quello che sembra Clark Gable (tientelo pure io preferisco George Peppard) al quarto modaiolissimo evento ha finalmente avuto il coraggio di rivolgerle la parola.
Mi rendo conto di essere finita in un mondo parallelo popolato, a quanto sento, unicamente di pr, avvocati e bankers (pare si dica così) spinti all'accoppiamento con modelle, socialites o comunque donne che se hanno preso e non comprato una laurea lo hanno fatto per sbaglio. In alcuni avvincenti casi si può notare già a un primo impatto come i soldi dichiarati a mammina come fondo per il Kings College siano stati invece investiti in un'opera di restauro di lato b e naso della ragazzetta in questione. Dopotutto a questo esercito di maschietti incravattati dubito interesserebbero maggiormente le loro conoscenze riguardo all'economia aziendale. Prego di sbagliarmi e di essere stordita da vino e indie rock.
Individuo qualche raro esemplare di ultraquarantenne vergine della chirurgia plastica, specie, come tutti ormai sanno, in via d'estinzione e alcune fanciulle che addirittura mangiano in pubblico, trattengo una lacrima, tiro un respiro profondo.
Trascorsa un'oretta di origliamento scientifico (aveva ragione il mio papà quando diceva che "prendo anche Capo d'Istria") incrocio un paio di amici e uno strano complimento mi convince del fatto che posso volontariamente porre fine al tempo da sfigata fuoriluogo sempre e per forza.
Cara Ferragni preparati a tremare: ora so tenere in mano il flute mentre cammino, ho ritrovato la mia cintura vintage di Moschino e questa qui dietro mi ha appena fatto i complimenti per i miei stivali.

P.S. Nonostante mi sentissi perfetta tornata a casa sono stata prontamente cazziata da mio fratello per non aver chiesto al suo idolo Pippo Inzaghi di farmi un autografo, maledetta la snobbaggine con cui facciamo finta di non vedere i personaggi famosi, o di essere come loro.


venerdì 15 febbraio 2013

mamma mia!

Ho diciannove anni e non so se quest'aria da signora mi sta male o se alla mia età sembrare più grande si possa considerare ancora una cosa positiva. Agli altri il verdetto, io a nove anni, dopo aver sbirciato tra le pagine di una copia di Elle di mamma, ho deciso di puntare sull'intelligenza e la sovrastima dei miei anni la classifico tra i complimentoni.
L'ambiente del golf non è molto frequentato dai miei coetanei e così mi sono ritrovata a stringere amicizie soprattutto con persone che hanno almeno una decina di anni in più di me.
Tra questi c'è Manu, amica da poco, importante da subito e capace a sua insaputa di farmi partire un pianto a fontana nel momento in cui mi ha confessato di essere in dolce attesa. Non mi sono mai commossa per certe cose o forse certe cose non me le ha mai dette una mia amica, una che frequento senza mia madre, una con cui stappo bottiglie di vino e rido dei miei strani contatti con l'altro sesso.
Chiaramente non mi è partita l'ansia da ticchettio dell'orologio biologico, con un figlio a diciannove anni sarei esclusa solo per un pelo da un format di Mtv, ma questa gravidanza la vivo in un modo completamente nuovo. Sono pronta a fare la zia e, in quanto tale, a fornire il pupo di tutte le cose tamarre che la sua mammina perfetta gli negherà giustamente. Ma non è questo che mi manda in fibrillazione.
Dopo poche ore a stretto contatto con lei in occasione di un weekend a Sestriere mi accorgo che gli occhi di Manu sono proprio come i miei e che nel suo sguardo ogni tanto, anzi spesso, compare quel barlume di incredulità mista a gioia e terrore di non essere all'altezza di un ruolo tanto impegnativo. E' già mamma ma ogni tanto non ci pensa e quando qualcosa o qualcuno glielo ricorda sembra pensare "Accidenti sono davvero incinta". Scopro che, anche nel caso si una gravidanza voluta e cercata come la sua, non si può fare a meno di pensare se non fosse stato meglio aspettare ancora un anno o se magari ce ne sarebbero voluti altri cinque per essere pronti a tutto questo.
Ci sono avvenimenti che sfuggono all'esame della nostra razionalità, che sono troppo grandi per noi piccoli umani e indubbiamente la nascita di una nuova vita è uno di questi. Ma quando la tua pancia sta crescendo hai ben poco tempo di pensarci perché improvvisamente ogni giorno sembra Natale e un esercito di rompicoglioni ti martella di auguri, congratulazioni, improprie carezze addominali, domande alle quali non avevi minimamente pensato prima e appunti su come "sei cambiata". Manu sorride e mi guarda impaurita quando a cena si comincia a entrare nei dettagli del parto di ogni commensale-mamma e con due movimenti di sopracciglio le comunico che il bambino lo tengo io quando vuole andare a ballare al Tabata.


mercoledì 13 febbraio 2013

14-02

10 piccole regole per credere nel San Valentino da single e per smettere di celebrarlo una volta accoppiati.

1) Scegliere una canzone d'amore da dedicarsi ed utilizzare come colonna sonora per tutta la giornata, evitando accuratamente i brani sanremesi da taglio delle vene.

2) Lavarsi i capelli, se la frangia è arrivata a svolgere una funzione di sipario tra i vostri occhi e il mondo approfittarne e fissare il trimestrale appuntamento dal parrucchiere in giornata, se il parrucchiere è pieno cambiare parrucchiere, la piega serve quanto il botox e non fa male. Per gli uomini basta una sistematina a ciuffo e barba o una sexy ripassata alla pelata stile Agassi nei migliori spot anni '90.

3) Optare per un look che ci faccia sentire al massimo, ignorando le regole giorno-sera e abbandonando la sicurezza del nero e del grigio, per una volta.

4) Percorrere almeno 500 metri a piedi tra la gente e sorridere con la delicata confidenza di una star del cinema a tutti coloro che ci degnano di uno sguardo, anche da dietro le nostre lenti oscurate.

5) Comprarsi il proprio dolce preferito.

6) Non pianificare alcun primo appuntamento: non porta sfiga ma ritrovarsi in un ristorante pieno di coppiette è una cosa di una tristezza immane nonché fonte di una certa ansia e irreprimibile stimolo ad origliare le conversazioni dei 5 tavoli vicini.

7) Non fare finta di disprezzare il 14 febbraio ma anzi sventolare ai quattro venti il vostro credo amoroso che manco donna Letizia nei tempi più floridi.

8) Bere qualcosa in compagnia.

9) Ricordarsi che il mondo non è come Sex & the City e che le donne non sono tutte delle pazze paranoiche che si disperano se il loro compagno non firma un biglietto di auguri e gli uomini non sono tutti dei narcisisti fobici della relazione. Rallegrarsene.

10) Guardarsi allo specchio spogliati di vere e false modestie e trovare 14 cose di noi che sono davvero irresistibili e 2 da migliorare.

Auguri

C.